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Aritmie in agguato tra atleti professionisti e dilettante (Staibene.it 27/9/2002)

Redazione Staibene.it - 27  Settembre  2002


Aritmie in agguato tra atleti professionisti e dilettanti

Gli esperti: 'no a sforzi eccessivi se si soffre di scompensi patologici'


Mai fare sport a livelli troppo sostenuti senza preparazione specifica, né impegnarsi in sforzi bruschi e eccessivi, soprattutto se non si è giovanissimi.
Bisogna tenere a mente che la morte cardiaca improvvisa è sempre in agguato. In Italia l’11% dei casi è imputabile proprio a situazioni fisico-motorie eccessive e può colpire indifferentemente anche sui campi di calcio di giocatori dilettanti, nelle partite a tennis tra amici, così come nelle grandi manifestazioni internazionali. Il professor Francesco Furlanello, consulente dell'Istituto Policlinico San Donato di Milano, ha dedicato la ricerca sulle aritmie sia ai professionisti dello sport , che ai dilettanti.
Si tratta di un'indagine iniziata nel 1974 e che è durata fino ad oggi (e che continuerà anche in futuro), condotta su 2.363 atleti non solo italiani (2.024 maschi, 339 femmine, età media 21,5 anni), tutti con aritmie tali da metterne a rischio la carriera. La casistica comprende peraltro ben 53 casi di arresto cardiaco verificatisi in allenamento e in competizione: 21 i decessi per morte improvvisa, 32 coloro che sono scampati alla morte.
Varie le strutture che hanno collaborato alla ricerca. Tra i soggetti studiati anche 207 atleti (172 maschi, 35 femmine, età media 24,2 anni), protagonisti a livello nazionale, europeo, olimpico e mondiale in 32 diverse discipline. L'aspetto singolare è che 85 di questi atleti presentavano un'anomalia cardiaca importante e ben 94 sono stati per questo dichiarati non idonei all'attività sportiva agonistica.
In questo gruppo di "eccellenza" si sono verificati 11 casi di arresto cardiaco: 5 le morti improvvise, 6 i "resuscitati". I decessi più clamorosi: il calciatore Curi del Perugia, i cestisti americani Hank Gathers e Reggie Lewis (capitano dei Boston Celtics), il campione di hockey Dal Lago. Lionello Manfredonia fu colpito da arresto cardiaco improvviso nel corso di una partita a Bologna quando giocava con la Roma. Si salvò, ma dovette smettere di giocare. L'ultimo episodio, la morte di un giovane triatleta in allenamento nella pineta di Viareggio. A parità di età, peraltro, le morti per aritmia tra gli atleti sono il triplo di quelle tra la normale popolazione.
Il monito degli esperti: "Occorre prudenza e attenzione quando si fa sport e a tutti i livelli. Anche atleti giovani e di élite possono presentare aritmie cardiache. Nessun problema se sono benigne. Con quelle patologiche, invece, si rischia la vita, perché sono spesso incompatibili con le pratiche sportive, in quanto accelerano in modo incontrollabile processi morbosi silenti. Occorre ricorrere alle cure di centri specializzati prima di poter tornare ad un'eventuale attività".
E se questo è vero per gli atleti professionisti lo è tanto più per chi fa sport per diletto o per tenersi in forma. In particolare quando non si hanno più vent'anni, o si è approdati magari all'età della pensione. Occhio dunque al cuore, fare controlli regolari e attenzione a dosare lo sforzo. Soprattutto imparare a riconoscere i sintomi di eventuali aritmie spontanee (perdita di conoscenza, cardiopalmo prolungato, dolori toracici, mancanza di fiato), specie se correlate con l'attività sportiva.
Redazione Staibene.it - settembre 2002