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Come convincere i nostri bambini a muoversi di più (Staibene.it - 18/5/2011)

Redazione Staibene.it - 18  Maggio  2011


Come convincere i nostri bambini a muoversi di più

Niente imposizioni, meglio aumentare le motivazioni. I risultati di uno studio lo confermano


 
Sempre meno sedentari e sempre più impegnati in attività che richiedono movimento. Dopo anni in cui i genitori italiani si sono lamentati perché i loro bambini passavano il proprio tempo libero davanti alla Tv o allo schermo del Pc, sembra essere in corso un’inversione di tendenza. I giovanissimi italiani fanno movimento eccome. Quantomeno, ne fanno più di un tempo.

Effetti positivi
È la tesi a cui si è giunti a conclusione delle campagne “Diamoci una mossa” e “Ridiamoci una mossa”, organizzate tempo fa dall’Unione italiana sport per tutti (Uisp) dopo aver monitorato per due anni 20 mila bambini delle scuole primarie di tutta Italia.
Le cifre parlano di un -9% di attività completamente sedentarie e di un +16% di attività motorie di tipo impegnativo (correre in
bicicletta, sollevare oggetti pesanti, ecc.). Non solo: nei bambini sovrappeso l'indice di massa corporea al termine delle attività era diminuito del 2,5%, nei bambini sottopeso era aumentato del 4%.
Questo miglioramento registrato nei giovanissimi sembra essersi riflesso anche sui genitori, se è vero che tra questi i livelli di sedentarietà sono calati del 5,6%.

Quanto contano le motivazioni
I progetti hanno dimostrato come non sia tanto necessario mettere a dieta le persone, quanto quello di abbinare a un’alimentazione corretta uno stile di vita attivo. Il tutto per sensibilizzare le persone su un migliore rapporto con il proprio corpo, con l’alimentazione e con l’attività motoria. In piena sintonia con la filosofia dello sport per tutti.
“Uno degli elementi su cui abbiamo impostato la campagna era il tentativo di modificare delle abitudini non attraverso degli obblighi, ma attraverso l'aumento delle motivazioni”, spiega il professor Fabio Lucidi, della facoltà di Psicologia 2 dell’Università di Roma “La Sapienza” e responsabile scientifico del progetto. “Un bambino può
mangiare regolarmente la verdura perché è obbligato a farlo, ma in questo caso, non appena il controllo esterno dei genitori dovesse venire meno, l'alimentazione tornerebbe ad assumere un piano di minore equilibrio. Abbiamo monitorato costantemente le motivazioni autonome dei bambini durante il progetto, rilevando un incremento significativo della spinta autonoma verso questi comportamenti. Per intenderci meglio, se avessimo chiesto ai nostri bambini di dirci perché è importante evitare di mangiare troppe patatine fritte, all'inizio del progetto ci avrebbero risposto ‘perché mamma non vuole’; alla fine del progetto molti di loro ci hanno risposto ‘perché anche le verdure sono buone e colorate’. Al di là delle valutazioni di tipo aneddotico e qualitativo, anche in questo caso abbiamo dei dati quantitativi che mostrano che questo effetto è significativo dal punto di vista statistico”.