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Lo sport cura e previene ma è come un farmaco (La Gazzetta dello Sport 27/10/2010)

Lo sport cura e previene
Ma è come un farmaco

Se ne è parlato a un convegno nell'ambito di "Novara Città Europea dello Sport 2010": "E' un mezzo idoneo a trasmettere e sperimentare valori importanti come impegno, perseveranza, rispetto per le regole e per gli altri"

Il logo del convegno di Novara.
Il logo del convegno di Novara.

NOVARA, 27 ottobre 2010 - Lo sport salva la vita perché cura e previene; perché toglie dalla strada e agisce nelle strade; perché é condivisione e integrazione. Lo sport é un’attività insostituibile per la salute psicofisica e la qualità della vita delle persone di tutte le età. Lo dice la scienza, ma la stessa scienza aggiunge che per coglierne unicamente gli innumerevoli vantaggi deve essere costantemente monitorato dal punto di vista medico. Lo sport, infatti, è un potentissimo ed efficace farmaco, ma come tale è soggetto a precise prescrizioni "terapeutiche", con tanto di indicazioni su "dosi", "modalità d’impiego", "avvertenze" e "controindicazioni". E’ questo il principale messaggio emerso dal recente convegno svoltosi nell’ambito di “Novara Città Europea dello Sport 2010”. “La ricerca scientifica si unisce in questo evento – precisa Antonio Pelliccia, responsabile del Board Scientifico e docente universitario in Economia ed Organizzazione Aziendale -, il primo di un percorso triennale, intorno ad un tema che rappresenta oggi una soluzione importante con innumerevoli risvolti che vanno ben oltre la tutela della salute. L’emergenza socio-sanitaria non deve, infatti, far dimenticare che sul piano culturale e educativo lo sport costituisce un mezzo idoneo a trasmettere e sperimentare valori importanti quali l’impegno, la perseveranza, il rispetto per le regole e per gli altri. Puntiamo sullo sport quale punto di riferimento per la progettazione di una comunità organizzata e modello futuro della nuova classe dirigente. Da questa platea, oggi, grazie all’intervento dei tanti scienziati presenti, sono emerse diverse opinioni, alcune problematiche e tante proposte e soluzioni che speriamo possano essere accolte al più presto da persone autorevoli a livello istituzionale”.

cuore e dintorni — Attilio Parisi, Professore di Medicina dello Sport – Università degli Studi di Roma – Foro Italico: “In Italia si può iniziare a praticare sport a livello agonistico fin dai 6 anni, pertanto la visita di idoneità obbligatoria ( nd.r.: D.M. 18 febbraio 1982 Norme per la tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica), in aggiunta alla visita periodica pediatrica, rappresenta un fondamentale screening medico per i bambini e un importante programma di prevenzione. Il ‘modello italiano’, che coinvolge ovviamente anche giovani e adulti, è considerato un esempio per molti Paesi e la letteratura internazionale ne sottolinea da circa 15 anni l’efficacia e l’utilità nella prevenzione della morte improvvisa, quasi sempre di origine cardiologica. Attraverso l’ECG a 12 derivazioni, a riposo e dopo step test, in aggiunta all’esame obiettivo, si riescono a sospettare o diagnosticare le alterazioni cardiologiche a rischio. Grazie a questo screening l’incidenza di morte improvvisa negli atleti è diminuita dell’89% - da 3,6/100.000 nell’anno 1979-1980 a 0,4/100.000 nel 2003-2004 -, mentre l’incidenza di morte improvvisa nella popolazione di giovani non atleti non è sostanzialmente cambiata”. Maurizio Santomauro, cardiologo e Presidente GIEC - Gruppo per l’Intervento nelle Emergenze cardiologiche “La visita cardiologica, già obbligatoria per chi pratica attività sportiva agonistica, dovrebbe essere estesa anche a chi fa sport amatoriale, ma non solo. Vorremmo infatti estendere questa obbligatorietà almeno alle scuole superiori: in questa fascia d’età molte malattie silenziose, causa di morte improvvisa, possono essere evidenziate grazie ad un semplice elettrocardiogramma di base e da sforzo. In Italia ci sono circa 200 casi all’anno, drammatici ed imprevedibili e i più colpiti sono proprio i giovani sportivi, con un rapporto di 3 a 1 rispetto ai coetanei sedentari. Non è lo sforzo fisico di per sé che mette a repentaglio la loro vita, ma l’esistenza di un cuore che, sottoposto ad un aumento di prestazione, cede improvvisamente per colpa di una malattia silenziosa. Si stima che in circa il 90% dei casi la morte è sopraggiunta in atleti di basso livello agonistico. Si è riscontrata, inoltre, una larga prevalenza di maschi e, 9 volte su 10, l’arresto cardiaco, risultato fatale, si è verificato in allenamento e non in gara. Per tale motivo, sono allo studio proposte di legge per l’insegnamento delle manovre ‘salva-vita’ nelle scuole e per l’uso dei defibrillatori automatici e semiautomatici in strutture extra-ospedaliere, come sono per l’appunto palestre e centri sportivi.

noi siamo quello che mangiamo e consumiamo — Michele Carruba, Presidente onorario della Società Italiana di Alimentazione e Sport - SIAS “ Dalla creazione dell’uomo ai giorni nostri le aspettative di vita sono progressivamente aumentate, grazie alla sinergia di molti fattori, quali ad esempio i progressi della medicina, l’igiene, la disponibilità di cibo, quantomeno in questo nostro mondo Occidentale. Questa tendenza secolare si sta però arrestando, per non dire invertendo, a causa degli stili di vita che via via sono andati modificandosi. Sul banco degli imputati una scorretta nutrizione, sia in termini quantitativi che qualitativi e la dilagante sedentarietà. Alimentazione e movimento rappresentano due facce della stessa medaglia in quanto l’una e l’altro debbono essere in equilibrio tra loro. Se ciò non avviene, o per eccesso di introito calorico o per difetto di dispendio energetico, ecco che si arriva all’accumulo di tessuto adiposo e conseguente obesità. La patologia del secolo che, per prima nella lunga storia dell’uomo su questa terra, fa sì che i figli abbiano una spettanza di vita inferiore a quella dei loro genitori. La scienza medica non solo ha dimostrato inequivocabilmente che una sana alimentazione associata ad una regolare attività motoria sono in grado di aumentare le aspettative di vita, ma ci ha anche spiegato come, evidenziando i meccanismi biologici e molecolari che sottendono a tale effetto. Alla base di tutto ci sono i telomeri, dei cappucci protettivi posti agli estremi dei cromosomi del Dna, che si accorciano con il passare degli anni. Infatti, ogni volta che una cellula si riproduce, inevitabilmente una piccola parte delle estremità dei cromosomi non viene più replicata, e per questo motivo diventa sempre più corta. Ebbene, la ricercatrice Lynn Cherkas del King's College di Londra ha scoperto, studiando 2401 coppie di gemelli sottoposti all’esame del DNA, che il fratello sedentario era biologicamente più vecchio di quello sportivo e che, quindi, esiste una stretta relazione tra lunghezza dei telomeri e quantità di attività motoria praticata. La differenza di lunghezza dei telomeri tra chi praticava sport per almeno 3 ore e mezza a settimana e chi invece si muoveva al massimo per 16 minuti nel medesimo arco di tempo, conducendo quindi una vita sedentaria, era di 200 nucleotidi (le singole basi del Dna) che, in termini di anni, significa dieci di meno per gli individui più dinamici. Pertanto gli strumenti per vivere più a lungo esistono, è solo responsabilità del singolo metterli in pratica”.

sport e fertilita' — Francesco Fusi, Responsabile del centro di Fisiopatologia della Riproduzione agli Ospedali Riuniti di Bergamo “L’attività fisica e l’allenamento quotidiano possono determinare notevoli variazioni della capacità riproduttiva. Nell’uomo, l’assenza di esercizio favorisce la deposizione di grasso periferico con la messa in circolo di estrogeni che, oltre a diminuire il tasso di testosterone, inibiscono la spermatogenesi. Diversi studi hanno però dimostrato che non l’Indice di Massa Corporea (BMI) ha degli effetti sulla fertilità, ma anche il grado di allenamento e la sua intensità. Valutando atleti sottoposti a tre programmi differenziati di allenamento, di intensità crescente, si è rilevato come l’attività più intensa, soprattutto quando c’è un brusco passaggio da un periodo dio riposo alla attività piena, diminuisce in maniera importante tutti i parametri seminali. Nella donna il BMI deve rimanere entro limiti ben precisi. Il sovrappeso riduce di tre volte la possibilità di concepire e sopra il 33 la gravidanza è ritenuta casuale. Anche il sottopeso però riduce di 2,5 volte la possibilità di concepire, e sotto un BMI di 18 è praticamente impossibile. Uno studio norvegese ha evidenziato come una moderata attività che tonicizzi senza privare del tessuto adiposo periferico faciliti la normale ovulazione, mentre una attività fisica intensa e quotidiana la riduca, specie se non supportata da una corretta alimentazione, in quanto mette l’organismo in una situazione di stress”.

novara citta' europea dello sport 2010 — “Un riconoscimento, quello che ci ha assegnato il comitato internazionale ACES (European Capitals of Sport Association) - dichiara l’assessore allo Sport Daniele Andretta - che premia un progetto sportivo di forte crescita, realizzato puntando sia sugli impianti, primo fra tutti l’avveniristico Sporting Village, sia sulla nostra consapevolezza della funzione sociale che lo sport ha come fattore di collegamento tra il benessere fisico degli individui, il miglioramento generale della loro qualità di vita e l’integrazione armoniosa nella società. Pressoché ogni famiglia novarese – nonni, genitori e figli – è con le nostre oltre 130 società sportive e 60 discipline, coinvolta direttamente in questa importante operazione ‘Novara è Sport’”.

Mabel Bocchi© RIPRODUZIONE RISERVATA