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    Campionato reginale Staffette ragazzi/cadetti.

I principi dello sport

 

www.edusport.it

Fondamenti dello sport

I princìpi dello sport

 

Valorizzare e promuovere lo sport significa stare meglio (fisicamente e moralmente) con noi stessi e con gli altri, contribuire a creare un’identità equilibrata, considerare pertanto l’attività sportiva come strumento di benessere volto a migliorare la qualità della vita personale, collettiva e sociale.
Lo sport è un diritto per tutti i cittadini, poiché conserva, anche nelle espressioni agonistiche più alte, il carattere di confronto leale e gioioso, di incontro e rapporto amichevole; la vittoria e la sconfitta fanno parte della vita di tutti noi e quindi bisogna saper vincere senza arroganza e perdere senza risentimento e rancori; più che mai in questi tempi lo sport deve cooperare efficacemente ad affermare una cultura di pace, con l’avvicinamento tra popoli e col dialogo tra nazioni.

Intraprendendo attività sportive attraverso scelte consapevoli non solo si migliorano le funzioni del nostro corpo, ma si instaurano rapporti leali con antagonisti, e si impara a riconoscere e rispettare i valori dell’ambiente naturale. In queste pagine, dopo aver preso in considerazione il processo evolutivo che ha portato lo sport ad essere un fenomeno di massa della nostra società, supportato da tutti i principali mezzi di comunicazione moderni, cercheremo di definirne i valori (che permangono, per fortuna) e i vantaggi psico-fisici che l’attività sportiva garantisce.

L’evoluzione della pratica sportiva e del suo significato terminologico è collegata strettamente al posto che essa ha occupato nella società, alla considerazione che le è stata o le è dedicata in un determinato contesto politico, culturale ed economico.  In linea generale si parte da un’identificazione tra educazione fisica e sport, per arrivare a un’identificazione tra pratica dilettantistica e pratica professionistica.  L’educazione fisica, da parte sua, è uno strumento pedagogico con caratteri ideologici, estetici, morali; lo sport possiede, invece, caratteristiche specifiche di agonismo e di volontarismo.
 
Con lo sport professionistico si passa dalla sfera ricreativa a quella dello spettacolo: accade quando l’atleta riceve un compenso per questa pratica e ne fa l’attività prevalente, quando attorno al singolo o alla squadra ruota una complessa organizzazione economica, sanitaria, scientifica e una fitta rete di media, quando il desiderio di vittoria diventa il solo obiettivo della pratica sportiva. Intorno al fenomeno professionistico si crea un ambiente particolare, nel quale si avvicina lo spettatore occasionale, il semplice appassionato, il sostenitore e il vero e proprio «tifoso».
 
Si tratti di sport agonistico, sport amatoriale o semplicemente attività fisica svolta nel tempo libero, non va sottovalutata la dimensione educativa che può assumere la conoscenza e la pratica dell’attività sportiva; anche se la concezione dello sport moderna è molto diversa da quella del passato, i valori universali che vi ruotano attorno, lealtà, correttezza, passione dovrebbero essere rimasti immutati. È davvero così?

I valori dello sport


Sin dal suo nascere come fenomeno organizzato, lo sport contemporaneo ha giocato un ruolo importante nel favorire le relazioni politiche; Avery Brundage, presidente del Comitato Olimpico Internazionale dal 1952 al 1972, consapevole della forza dello sport (e in particolare delle Olimpiadi), dichiarò: «La tregua olimpica, che proteggeva gli antichi giochi, era rispettata e imposta in tutto il mondo ellenico. Noi abbiamo esteso i giochi al mondo intero. Forse possiamo estendere anche la tregua. Forse lo sport, religione del XX secolo, col suo messaggio di lealtà e di cavalleria, avrà successo dove altre istituzioni hanno fallito». Brundage, seppur influenzato da esaltazioni romantiche di derivazione decoubertiana, auspicava che amicizia e reciproca comprensione fossero la condizione fondamentale perché le federazioni possano continuare con successo la loro attività. Il modello della competizione pacifica, del rispetto delle regole e della considerazione per l’avversario, è stato spesso presentato come un ideale valido non solo per lo sport, ma per l’insieme delle relazioni fra paesi.

Anche il modello della competizione internazionale pacifica presenta, tuttavia, i suoi limiti, derivanti dal carattere nazionalistico e di ricerca di sopraffazioni simboliche che lo sport a volte assume sulla scena mondiale; non a caso il campo delle Olimpiadi, teoricamente "lontano" dalle dispute internazionali, ha rappresentato in realtà la continuazione delle dispute reali (si pensi alle diserzioni di USA e URSS alle rispettive edizioni dei Giochi, in piena «guerra fredda»). Per non parlare dei momenti in cui i Giochi, per la loro enorme risonanza, sono stati oggetto di azioni politiche o terroristiche o di tutti gli episodi di violenza cui assistiamo ancora oggi negli stadi di tutto il mondo, in campo e sugli spalti.

Com’è possibile, dunque, che la pratica dello sport, nata e sviluppata come un’attività pacifica, leale, agonistica ma non violenta, possa aver subito una degenerazione culminante in incidenti, scontri tra tifosi e perdita di valori? I fattori e la cause sono molteplici: da una parte derivano da regolamenti sportivi ancora oggi ambigui, che portano ad interpretazioni molteplici e molteplici imposizioni degli stessi, dall’altra dall’"industrializzazione" della macchina dello sport, che ha permesso che l’evento sportivo (almeno a livelli professionistici) si sia definitivamente intrecciato con l’affare economico. Le pressioni degli interessi di sponsor, partner e finanziatori, minacciano di svuotare il significato dello sport; ne sono segnale preoccupante l’esasperazione agonistica dovuta al tornaconto materiale, la difficoltà crescente di far quadrare i bilanci delle società sportive, l’eccessiva entità dei compensi agli atleti nelle discipline più seguite dal pubblico e quindi più remunerative.

Ma, in campo, la responsabilità principale della condotta corretta nello sport a livello internazionale è affidata agli stessi giocatori e atleti. Non esiste nessun surrogato della lealtà sportiva e dell’autodisciplina del singolo atleta. Vi sono tre regole ferree che tutti i partecipanti a gare internazionali devono avere ben chiare:

1. l’atleta deve accettare senza commenti qualsiasi decisione dell’arbitro e dei giudici di gara
2. deve dimostrare e "sentire" per ciascuno dei suoi avversari lo stesso rispetto che sente per i membri della sua squadra
3. deve essere consapevole che nello sport vincere con l’inganno, significa in realtà perdere.

Lo spirito del vero sportivo - atleta e spettatore - è stato codificato dal CIO in un apposito codice; alcuni punti dovrebbero essere tenuti a mente quando lo sport perde di vista il suo scopo e i suoi principi.

L’atleta è un vero sportivo quando:
* pratica lo sport per passione;
* lo pratica disinteressatamente;
* segue i consigli di coloro che hanno esperienza;
* accetta senza obiezioni le decisioni della giuria e dell’arbitro;
* vince senza presunzione e perdi senza amarezza;
* preferisce perdere piuttosto che vincere con mezzi sleali;
* anche fuori dallo stadio ed in qualunque azione della tua vita ti comporti con spirito sportivo e con lealtà.

Lo spettatore è un vero sportivo quando:
* applaude il vincitore, ma incoraggia il perdente;
* pone da parte ogni pregiudizio sociale o nazionale;
* rispetta la decisione della giuria e dell’arbitro anche se non la condivide;
* sa trarre utili lezioni dalla vittoria e dalla sconfitta;
* si comporta in maniera dignitosa durante una gara, anche se sta giocando la tua squadra;
* agisce sempre ed in ogni occasione, tanto dentro quanto fuori dello stadio, con dignità e sentimento sportivo.
(dal "Codice" del Comitato Internazionale Olimpico - C.I.O.)

Di seguito riportiamo anche la Carta del Fair Play:
1. fare di ogni incontro sportivo, indipendentemente dalla posta e dalla virilità della competizione, un momento privilegiato, una specie di festa
2. conformarmi alle regole e allo spirito dello sport praticato
3. rispettare i miei avversari come me stesso
4. accettare le decisioni degli arbitri o dei giudici sportivi, sapendo che, come me, hanno diritto all’errore, ma fanno tutto il possibile per non commetterlo
5. evitare le cattiverie e le aggressioni nei miei atti, le mie parole o i miei scritti
6. non usare artifici o inganni per ottenere il successo
7. rimanere degno nella vittoria, così come nella sconfitta
8. aiutare chiunque con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione
9. portare aiuto a ogni sportivo ferito o la cui vita sia in pericolo
10. essere un vero ambasciatore dello sport, aiutando e far rispettare intorno a me i principi suddetti.
Onorando questo impegno sarò un vero sportivo.