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Classificazione delle lesioni muscolari dell'atleta

 

Classificazione delle lesioni muscolari dell'atleta

A cura del Dott. Stefano Casali


Le lesioni muscolari sono molto frequenti nello sport e la loro incidenza varia fra il 10 ed il 55% di tutti i traumi da sport (Jarvinen, 1997).  Le lesioni muscolari possono essere determinate da un Trauma Diretto più frequente negli sport di contatto (pallacanestro, calcio, rugby) o da un Trauma Indiretto più frequente negli sport individuali (tennis, atletica leggera). lesioni muscolariNel trauma diretto, in cui la forza agisce sul muscolo schiacciandolo contro i piani profondi, il danno prodotto varia dalla semplice contusione fino alla rottura muscolare, in funzione della violenza del trauma e dallo stato di contrazione del muscolo. I muscoli più colpiti sono il deltoide, il quadricipite e i gemelli. Nel trauma indiretto, in cui manca il contatto diretto contro una forza traumatica, si può ipotizzare una disfunzione neuro-muscolare quale un improvviso allungamento passivo del muscolo per effetto di una forza di trazione applicata durante la fase di contrazione  oppure una troppo rapida contrazione del ventre muscolare a partire da uno stato di rilasciamento completo.

I muscoli più colpiti sono il  bicipite brachiale e gli ischiocrurali.
Tali lesioni possono distinguersi come:

elongazione

distrazione

stiramento e strappo

Attualmente si preferisce classificarle in base ai livelli anatomo-patologici di gravità:

Lesione di  I grado: rottura di poche fibre muscolari

Lesione di II grado: rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari

Lesione di  III grado: interruzione quasi totale o totale del ventre muscolare

In entrambe le lesioni da trauma diretto e indiretto, si descrivono più fattori predisponenti intrinseci ed estrinseci.

 

Fattori intrinseci:

carenza di allenamento

affaticamento muscolare

squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti

età

Fattori estrinseci:

situazioni climatiche (freddo)

situazioni ambientali (terreno di gioco inidoneo)

In entrambe le lesioni da trauma diretto e indiretto, essendo il tessuto muscolare molto vascolarizzato, si forma un ematoma che può essere di due tipi:

Intramuscolare: l'ematoma è delimitato da una fascia muscolare intatta e clinicamente si manifesta con dolore ed impotenza funzionale.

Intermuscolare: l'ematoma si espande negli spazi interfasciali ed interstiziali se la fascia muscolare è lacerata ed in tal caso non si verifica un aumento di pressione all'interno del muscolo.

La American Medical Association (Craig, 1973) suddivide le lesioni muscolari in tre livelli di gravità:

Lesione di primo grado: stiramento dell'unità muscolo tendinea che provoca la rottura di alcune fibre muscolari e tendinee;

Lesione di secondo grado: più grave della precedente, ma senza interruzione completa dell'unità muscolo tendinea;

Lesione di terzo grado: rottura completa dell'unità muscolo- tendinea.

Reid (1992) classifica le lesioni muscolari indirette in:

Lesioni da esercizio fisico

Strappo muscolare di cui riconosce 3 gradi

I grado o lieve: danno strutturale minimo, piccola emorragia e guarigione rapida;
II grado o moderato: rottura parziale e significativa perdita funzionale precoce;         
III grado o severo: rottura completa può rendersi necessario un intervento chirurgico;

Contusione può essere lieve, moderata e grave

Muller - Wohlfahrt (1992) distinguono le lesioni a seconda dell'unità strutturale interessata:

Stiramento muscolare che non presenta mai rotture di fibre

Strappo della fibra muscolare

Strappo del fascio muscolare

Strappo muscolare

Distingue poi  i Traumi Indiretti in vari livelli di gravità

Contrattura: alterazione diffusa del tono muscolare che provoca dolore a distanza dall'attività sportiva  e si localizza con difficoltà

Stiramento: alterazione funzionale delle miofibrille, acuta, si manifesta durante l'attività sportiva con ipertono e dolore ben localizzato

Strappo: lacerazione di un numero variabile di fibre muscolari accompagnato da dolore acuto e violento nel corso di un'attività sportiva. A seconda della quantità di muscolo lacerato si distinguono tre gradi:

1) Strappo di primo grado: poche miofibrille lacerate all'interno di un fascio muscolare;
2) Strappo di secondo grado: lacerazione di più fasci muscolari che riguarda meno dei 3/4 della superficie di sezione  anatomica del muscolo di quel punto;
3) Strappo di terzo grado: rottura muscolare che riguarda oltre i 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo in quel punto e può essere ulteriormente distinta in parziale o totale.

A.J. Ryan (1990) ha proposto una classificazione delle lesioni del  muscolo quadricipite che si può utilizzare come sottoclassificazione per tutte  le lesioni muscolari:

I Grado lacerazione di poche fibre con la fascia intatta;
II Grado lacerazione di un discreto numero di fibre con la fascia intatta e presenza di un ematoma localizzato;
III Grado lacerazione di molte fibre con lesione parziale della fascia e presenza di ecchimosi;
IV Grado rottura completa del muscolo e della fascia.

Malgrado l'incompleta conoscenza del dolore dal punto di vista fisiopatologico e clinico, e nonostante l'influenza di molti fattori individuali che con esso interferiscono, il sintomo "dolore" rimane pur tuttavia un elemento cardine, talora il solo, nell'evidenziare una patologia nel soggetto che pratica attività sportiva.
Nell'atleta generalmente domina il dolore muscolo-scheletrico, quindi un dolore somatico profondo che ha origine nelle strutture miofasciali, tendinee, capsulari, legamentose, osteoperiostee, articolari. In particolare, per la necessità di valutare i tempi e i modi di ripresa agonistica, e la migliore strategia terapeutica, occorre che la differenziazione diagnostica sia puntuale rispetto al meccanismo patogenetico operante e alla struttura anatomica/funzionale interessata. Occorre sottolineare che nella valutazione delle manifestazioni algiche nel soggetto sportivo è indispensabile tener presente che sia la soglia del dolore che la soglia di tolleranza del dolore sono più alte, e che il campo di sensibilità al dolore (pain sensitivity range - con cui si intende la differenza tra soglia del dolore e soglia di tolleranza del dolore) di chi esercita attività fisica agonistica e non è significativamente più ampio che nei soggetti normali.