Di tallone o di punta, non esiste la corsa perfetta
Ma meno traumi appoggiando l'avampiede come maratoneti africani
25 gennaio, 09:30Chi corre scalzo, come alcuni maratoneti kenioti, appoggia i piedi in modo molto diverso rispetto a chi invece si allena con le scarpe da jogging. I primi appoggiano su punta e cuscinetto plantare, i secondi sui talloni perche' le scarpe ammortizzate da jogging possiedono tacchi piu' alti rispetto a suola e punta. Quale modo e' piu' naturale e protegge meglio caviglie, gambe e fascia lombare dal rischio di traumi? Molte ricerche sostengono che correre scalzi come i nostri antenati, appoggiando prima l'avampiede, sia il modo piu' salutare. A caccia di risposte piu' precise i paleobiologi della George Washington University sono andati ad osservare come corrono gli abitanti della tribu' Dasanaach nel nord del Kenia, che non usano scarpe ma neanche hanno la tradizione della corsa, seppure siano fisicamente molto attivi.
Lo studio, condotto su 38 uomini e donne Dasanaach impegnati in corse brevi programmate, e' pubblicato su PloS One e ribalta la convinzione che la corsa a piedi nudi porti di per se' ad appoggiare prima la punta. I soggetti Dasanaach hanno modificato l'appoggio del piede a seconda della velocita': principalmente talloni all'inizio per appoggiare poi anche pianta e poi avampiede con l'aumentare della velocita'. In sintesi Kevin Hatala, direttore dello studio, conclude che non esiste un modo piu' naturale per correre. E che la battuta anche sull'avampiede e' la meno traumatica per il piede e lo scheletro perche' ripartisce meglio Spiega Hatala: ''Ci sono differenti strategie biomeccaniche che si innescano sotto lo stimolo della corsa a seconda delle necessita' e molto e' ancora da scoprire''. Della ricerca da' conto il New York Times.