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Fascite plantare. Un disturdo di chi corre molto che non va mai trascurato (Corriere della Sera 22/1/2012)

 

Corriere della sera 22/1/2012

 

FASCITE PLANTARE

Riposo , ma non assoluto per i piedi «in fiamme»

Un disturbo di chi corre molto che non va mai trascurato

FASCITE PLANTARE

Riposo , ma non assoluto per i piedi «in fiamme»

Un disturbo di chi corre molto che non va mai trascurato

 

Un fastidio piuttosto comune tra gli sportivi, in particolare tra chi corre, perché la costante ripetizione di movimenti sempre uguali può facilmente comportare eccessivi sovraccarichi a livello del piede. Stiamo parlando della fascite plantare, la più comune causa di dolore al calcagno, che se non viene curata, può facilmente migrare verso l’avampiede (graziando solo la punta delle dita) e talvolta, "tornare" addirittura indietro, risalendo fino alla gamba. «Si tratta di un problema da non sottovalutare, — chiarisce Franco Carnelli, responsabile dell’Unità operativa di ortopedia e traumatologia dell’IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni (MI) — che interessa i muscoli brevi plantari e il legamento arcuato che li ricopre: una fascia fibrosa molto spessa, resistente, ma poco elastica, che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita». «Sovrappeso, chilometraggi eccessivi rispetto al livello di preparazione raggiunto, un tendine d’Achille troppo breve e alcuni altri difetti anatomici che peggiorano la distribuzione dei carichi, come il piede piatto (in cui la fascia è troppo stirata) o il piede cavo (in cui è troppo corta) — spiega Carnelli — condizionano le funzioni di questa fascia, aumentando enormemente le tensioni a suo carico.

 

In alcuni casi, assai meno frequenti, le cause possono essere di tipo dismetabolico e collegate ad una insufficienza renale cronica, a gotta o diabete, oppure associate a malattie croniche reumatiche». Il dolore, sintomo peculiare di questa patologia, può essere di bassa intensità e presente in maniera costante per tutto l’allenamento (o la gara), oppure può essere così acuto da impedire addirittura l’appoggio del piede. Può apparire immediatamente dopo uno sforzo intenso, o svilupparsi progressivamente. «Ma anche nei casi meno dolorosi — sottolinea Carnelli — trascurare la fascite plantare, continuando a correre, è una pessima idea: poiché si tratta di un’affezione prevalentemente infiammatoria, non è destinata a regredire spontaneamente; anzi, può solo peggiorare e cronicizzarsi». «Se continuare l’attività sportiva in presenza di questo problema è assolutamente sconsigliabile, — precisa Stefano Respizzi, responsabile del Dipartimento di riabilitazione e recupero funzionale dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) — altrettanto controindicato è l’assoluto riposo, specie quando si tratta di un’infiammazione divenuta cronica, come accade nella grande maggioranza dei casi. Quindi, si consigliano riposo "relativo" e controllo dell’infiammazione. La corsa può essere sostituita dalla bicicletta e dall’esercizio in acqua. Contemporaneamente, occorre fare in modo che vi sia una stimolazione della fascia plantare tale da portare a una rigenerazione tissutale, che si può ottenere attraverso l'applicazione di onde d'urto. Onde che, stimolando i fibrociti e aumentando la capillarizzazione locale, favoriscono il processo di riparazione spontanea del tessuto legamentoso. Una applicazione settimanale di onde d’urto, ripetuta per tre settimane, e esercizi di stretching eseguiti in scarico (cioè senza "pesare" sul piede) sono in genere provvedimenti sufficienti a ridurre la sintomatologia dolorosa — spiega Respizzi —. È poi fondamentale utilizzare scarpe comode, non eccessivamente rigide, ma neanche troppo morbide, con talloniere o plantari personalizzati che contribuiscano a diminuire il carico. Nella fase acuta, quando il dolore è particolarmente intenso, è bene utilizzare il ghiaccio; al contrario, se la patologia è già diventata cronica, è efficace il caldo».

E per prevenire la fascite plantare? «È fondamentale usare scarpe che garantiscano una sufficiente ammortizzazione del tallone, — conclude Respizzi — evitare di correre esclusivamente su terreni particolarmente duri ed eseguire sempre esercizi di allungamento specifici per la muscolatura anteriore e posteriore degli arti inferiori».

Mabel Bocchi

22 gennaio 2012 (modifica il 23 gennaio 2012)