Ictus: lo sport riduce i rischi
Guarda il video con l`esperto
“Lo sport salva la vita” non è uno slogan, né una frase fatta: è una realtà scientifica. Lo afferma una ricerca dell`Università di Copenhagen pubblicata su Neurology: una regolare attività fisica sarebbe in grado non solo di prevenire l`ictus cerebrale (stroke), ma anche di diminuirne le conseguenze.
Chi ama mantenersi in forma ha attacchi più leggeri e una mortalità dimezzata rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Poco movimento, quindi, avrebbe un impatto non solo sull`incidenza dello stroke, ma anche sulla gravità della prognosi. “Pare lineare – afferma Lars-Henrik Krarup, coordinatore dello studio - il rapporto tra attività fisica e gravità dell`attacco, così come sembra positiva la relazione tra allenamento e conseguenze a lungo termine”.
I ricercatori hanno raccolto dati sulla quantità di attività fisica svolta da 295 pazienti, di età media pari a 68 anni, prima di avere il loro primo attacco. Chi ha dichiarato di essere più sportivo ha avuto ictus cerebrali più miti e leggeri rispetto agli altri.
La capacità preventiva e curativa dello sport sarebbe limitata però solo a chi ha avuto un singolo attacco: Krarup e colleghi, infatti, non hanno osservato lo stesso legame tra coloro che hanno avuto ischemie cerebrali ricorrenti.
C`è però ancora molto da capire. “Fattori come la partecipazione a programmi di riabilitazione cognitiva - continua Krarup - non sono stati presi in considerazione dallo studio, e potrebbero quindi avere alterato i risultati. Sarebbero dunque necessari - conclude - ulteriori studi in un contesto più ampio, con una popolazione di pazienti più eterogenea, per contribuire a chiarire ulteriormente l`associazione tra attività fisica e conseguenze a lungo termine dell`ictus cerebrale”.
Chi ama mantenersi in forma ha attacchi più leggeri e una mortalità dimezzata rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Poco movimento, quindi, avrebbe un impatto non solo sull`incidenza dello stroke, ma anche sulla gravità della prognosi. “Pare lineare – afferma Lars-Henrik Krarup, coordinatore dello studio - il rapporto tra attività fisica e gravità dell`attacco, così come sembra positiva la relazione tra allenamento e conseguenze a lungo termine”.
I ricercatori hanno raccolto dati sulla quantità di attività fisica svolta da 295 pazienti, di età media pari a 68 anni, prima di avere il loro primo attacco. Chi ha dichiarato di essere più sportivo ha avuto ictus cerebrali più miti e leggeri rispetto agli altri.
La capacità preventiva e curativa dello sport sarebbe limitata però solo a chi ha avuto un singolo attacco: Krarup e colleghi, infatti, non hanno osservato lo stesso legame tra coloro che hanno avuto ischemie cerebrali ricorrenti.
C`è però ancora molto da capire. “Fattori come la partecipazione a programmi di riabilitazione cognitiva - continua Krarup - non sono stati presi in considerazione dallo studio, e potrebbero quindi avere alterato i risultati. Sarebbero dunque necessari - conclude - ulteriori studi in un contesto più ampio, con una popolazione di pazienti più eterogenea, per contribuire a chiarire ulteriormente l`associazione tra attività fisica e conseguenze a lungo termine dell`ictus cerebrale”.
di paolo fiore (27/10/2008)